L’ASI e l’Istituto Superiore di Sanità promuovo la ricerca scientifica per valutare l’impatto ambientale delle auto storiche.
Tutelare il patrimonio delle auto storiche in accordo con i sempre più severi provvedimenti sul contenimento delle emissioni di anidride carbonica: è questo l’obiettivo proposto dal recente accordo tra l’Automotoclub Storico Italiano e l’Istituito Superiore di Sanità per promuovere la ricerca e la corretta informazione sulle emissioni dei veicoli storici.
VALUTAZIONE SCIENTIFICA. Nel corso dei prossimi mesi uno studio approfondito valuterà le emissioni delle auto storiche in ambito urbano prendendo in considerazione sia il numero di vetture in circolazione sia le distanze effettivamente percorse; i risultati saranno successivamente pubblicati e messi a disposizione delle autorità nazionali e locali per stilare normative antinquinamento efficaci, ma che – allo stesso tempo – permettano l’uso responsabile dei veicoli di interesse storico.
UNA MINORANZA. Questa iniziativa promossa dall’ASI rientra nel più ampio quadro di certificazione e distinzione dei veicoli di interesse storico da quelli solamente obsoleti; al momento su quasi sette milioni di veicoli ultraventennali ancora in circolazione solamente 49mila sono considerate storiche, ovvero lo 0,71 per cento. Già da diverso tempo, infatti, per ottenere il Certificato di Rilevanza Storica non è sufficiente rientrare in una determinata lista di vetture ma bisogna rispettare diversi parametri specifici come l’originalità del veicolo.
Tratto da: https://www.veloce.it/news/inquinamento-e-auto-storiche-parte-la-ricerca-16961
LUCCA. Gli incentivi per la rottamazione delle vecchie auto? Una spesa inutile, almeno sotto il punto di vista ecologico. Sì, perché secondo i dati Arpat una vecchia 500 euro zero, come tutte le vecchie auto a benzina (specie se di piccola cilindrata) inquinano ben poco: per produrre gli stessi Pm di un chilo di legna bruciata dovrebbero percorrere ben 5.700 chilometri. Non solo, ma 500, R4, 2Cv e simili reggono il confronto anche con dei diesel mediamente moderni. Questo senza tener conto di altri fattori: la percentuale esigua di vetture euro 0 o 1 sul parco circolante e il fatto che si tratti soprattutto di utilitarie, ossia auto che consumano pochissimo (molto meno di un moderno Suv per intenderci) nfacendo risparmiare anche tutto l’inquinamento legato al ciclo della produzione di benzina.
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